“Buongiorno e benvenuti agli ascoltatori di Radio Radicale, questa è Stampa e Reggime …”; dal lunedì al venerdì, centinaia di migliaia di italiani vengono accolti al loro risveglio dai saluti di Massimo Bordin – alle 7:30 quelli in diretta, alle 9:30 quelli in replica – che si appresta a presentare, leggere e commentare le principali notizie di rilievo politico riportate dai quotidiani italiani. Una rassegna stampa, se si vuole, militante fin dal titolo, trasmessa sulle frequenze dell’organo d’informazione della lista Marco Pannella, ma che pure, proprio nel rispetto della prassi Radicale, si rivolge e trova ascolto in un pubblico ben più ampio dei soli militanti o simpatizzanti radicali.
Con straordinaria regolarità stereo, radiosveglie, impianti hi-fi, addirittura radioline impermeabili (un amico se n’è comprata una per poter ascoltare Stampa e Regime anche sotto la doccia) sintonizzate su Radio Radicale, accompagnano i momenti di quotidianità mattutina delle persone più diverse, trasmettendo una delle preghiere laiche più seguite d’Italia, officiata con humor sottile e tagliente dal direttore Massimo Bordin. È proprio nella ricchezza espressiva di lettura e commento delle notizie – fatta di pause, sospiri, dubbiosi “beh”, punzecchiature sarcastiche e affondi fulminanti – che si trova la cifra di una rassegna stampa che non è facile collocare esattamente fra informazione, intrattenimento ed arte.
Ma Bordin è anima di Radio Radicale almeno quanto Pannella lo è del “soggetto politico Radicale” (e non sempre è facile distinguere dove inizia l’una e finisce l’altra); dedica la propria attività anche alla cura dello “speciale giustizia”, regolarmente in onda all’ora di cena, attraverso cui è possibile seguire lo sviluppo di importanti processi, casi giudiziari di rilievo, convegni e assemblee del Csm; ed è sempre lui che la domenica sera accompagna gli ascoltatori nel programma cult di RR, quella conversazione con Marco Pannella che rappresenta un unicum nel panorama politico italiano.
Di questo abbiamo parlato – era mercoledì 23 maggio 2007 – proprio con “il direttore Massimo Bordin”, che ringraziamo per la sua cortesia.
Ma abbiamo parlato anche di anni Settanta e di sinistra, di laicità e di Radicali Italiani, di prospettive future e scelte passate … con una piccola e preziosa chicca: la storia del primo incontro fra Massimo Bordin e Marco Pannella!
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Arrivo in leggerissimo ritardo nella sede di RR in via Principe Amedeo. Roma 23 maggio, ore 11:00 circa. È un caldo micidiale. Il Direttore mi accoglie nel suo ufficio; ha da non molto finito di andare in onda con Stampa e Regime. Accendo l’I-Pod con registratore ed iniziamo.
Come sta Radio Radicale? Se non sbaglio la convenzione è stata rinnovata nello scorso autunno per un periodo di tre anni, quindi – e parlo da ascoltatore affezionato – la situazione dovrebbe essere tranquilla, almeno sul piano finanziario. Giusto?
Insomma, non è che la convenzione venga pagata con tempi encomiabili, quindi c’è sempre la solita necessità del ricorso alle banche per gli anticipi.
Certo la convenzione, più l’editoria, sono le fonti di sostentamento che ci consentono di garantire un impegno da piccolo servizio pubblico. Tenga presente che facciamo uscire qualcosa come 10-15 troupe al giorno per registrare appuntamenti in tutta Italia. Ci serviamo naturalmente di service e non di dipendenti.
È un meccanismo che può funzionare, però in realtà riusciamo a destinare agli investimenti solo una piccola parte, ed è già un miracolo, per il resto dobbiamo stare sulle spese correnti … che pure sono ridotte.
Oltretutto arrivare alla stipula della convenzione non è stato affatto facile. È anzi il risultato di una battaglia lunghissima che ha visto la radio attraversare momenti difficili come la famosa estate del 1986, in cui furono sospese le trasmissioni per dare libero sfogo agli ascoltatori che chiamavano per intervenire in diretta “senza filtro”…
La prima “radioparolaccia”! Anche se in quell’occasione l’unico risultato che si ebbe, in termini di convenzione, fu con la Regione Lazio, il che fu un boomerang per Radio Radicale: soldi pochi e programmazione poco interessante. Come capirà le assemblee regionali non sono esattamente la stessa cosa delle due Camere nazionali, che pure non sono un granché ormai, ma le assemblee regionali sono un disastro dal punto di vista dell’ascoltabilità. Quello delle convenzioni con le regioni è stata un’opzione che non abbiamo più seguito, se non per il sito Internet o per casi particolari. D’altronde radiofonicamente parlando, un percorso del genere non è percorribile da una radio nazionale.
In una “intervista a RadioRadicale” pubblicata sul numero 21 di Quaderni Radicali (settembre/dicembre 1997) …
Ah come no! L’intervista mia e di Vigevano! Lì c’è già tutto!
In quell’intervista si legge che “la vicenda di Radio Radicale è percorsa politicamente da una certa trasversalità. I gruppi politici, nella loro veste istituzionale e parlamentare, appoggiano la radio, la sua produzione e la sua attività. Ma, quando si tratta di scendere nel merito del riconoscimento della sua caratteristica di radio privata che assolve compiti propri del servizio pubblico, ecco che interviene un altro elemento…” Questo “elemento altro” veniva individuato nel fatto che RR era fatta oggetto di una polemica più generale nei confronti dei privati e della loro possibilità di svolgere effettivamente un servizio pubblico.
Oggi le cose stanno diversamente? Può dirsi superata quell’impostazione polemica?
No, non è superata! Insomma, in parole povere, il modello di RR è sostanzialmente il modello americano ed il modello americano è quello di deferimento, attraverso convenzioni, ad una radio e ad una televisione private – e non prive di una loro anima politica, almeno per quel che riguarda la radio – delle trasmissioni del Congresso e del Senato e questo attraverso la corresponsione del denaro sufficiente a garantire questo servizio. C’è però una piccola differenza col sistema italiano, lì non c’è il servizio pubblico!
Quindi il servizio pubblico negli Stati Uniti è inteso come demandato a privati. Privati, ripeto, che per quanto riguarda la radio non sono privi di una loro connotazione politica, che oltretutto è una connotazione liberal. Tanto è vero che – almeno così mi racconta Furio Colombo e non ho motivo di dubitarne – spesso in Senato, quando si tratta di rinnovare la convenzione, succede grossomodo quello che succede in Italia; c’è sempre qualcuno che dice: ma perché la dobbiamo dare a quelli e non ad altri! Ed in genere si tratta dei repubblicani più intransigenti, anche se poi alla fine è il Senato che vota.
Allo stesso modo in Italia non manca chi – nella Margherita, come nell’Udc, ma anche nei Ds – ancora non si capacita che possa esserci un’informazione radiotelevisiva privata e non vede altro che la Rai come unica soluzione, quindi nonostante alcuni notevoli passi avanti, quel tipo d’impostazione resiste.
Del resto, sulla capacità di svolgere servizio pubblico da parte di Radio Radicale credo che ormai non ci possano essere più dubbi, anche perché dopo 31 anni di attività sono i fatti a parlare.
Questo non dovrei dirlo io, però credo che l’autorevolezza della radio la metta al riparo da critiche che non siano nel merito. Certo è che nel metodo e nel rigore informativo non abbiamo mai avuti rilievi di questo tipo.
Un’altra delle caratteristiche uniche di Radio Radicale è l’attenzione con cui segue le vicende giudiziarie. Lei stesso dedica una grande attenzione alla cura dei documenti degli “speciali giustizia” che vanno regolarmente in onda su RR. Tuttavia si deve sottolineare che nella scelta dei processi da seguire RR valuta del loro interesse sociale; utilizza insomma criteri un po’ diversi dal Vespa che segue il delitto di Cogne.
Ahh, vogliamo aprire questo dibattito affascinante! Guardi ad essere sincero devo dire che anche noi abbiamo fatto uno strappo a questa regola, però uno strappo relativo, lo dico subito: si tratta del caso Marta Russo. In realtà però, anche il caso Marta Russo rientra nei criteri della normativa di legge. Perché nelle disposizioni transitorie del codice di procedura penale riformato da Giuliano Vassalli c’è un articolo che norma la questione delle registrazioni dei processi e della loro trasmissione ed affida la responsabilità della decisione al Presidente della Corte senza vincolare la possibilità di una decisione positiva all’unanimità delle parti. In altre parole se l’avvocato difensore dell’imputato è contrario, il presidente può dare lo stesso l’autorizzazione, sulla base però di un criterio, che è quello dell’interesse sociale della questione.
Ora, su processi come quelli di mafia visto l’allarme sociale che destano, non c’è alcun dubbio. Su altri processi tale rilevanza può non essere così univoca. Senza dubbio però, c’è una notevole differenza tra l’impostazione di RR e quella, non tanto Vespa – che non manda processi, ma fa dibattiti – quanto della trasmissione “Un giorno in pretura”, che è la trasposizione dello “Speciale Giustizia” fatto dalla Rai successivamente.
Intanto va detto che il mezzo televisivo è più invasivo della radio, quindi occorre maggiore cautela; in secondo luogo il criterio di attenzione al rilievo sociale della questione è completamente disatteso.
Io ricordo con raccapriccio di avere visto in televisione un processo del periodo in cui Di Pietro stava iniziando a diventare una star del palazzo di giustizia di Milano. Cosa succede; non avendo ancora pronte le registrazioni del processo Enimont, ma essendo già Di Pietro una star, cosa cavolo fanno? Prendono un processo in cui erano implicati tre poveri cristi coinvolti in quella che sostanzialmente era una faida familiare, una questione peraltro tristissima, lo registrano e lo trasmettono.
Ora è evidente che lì la star era Di Pietro ed era anche interessante come il pm se la cavava in una vicenda che non aveva a che fare con la politica – era pure bravo tra l’altro – però è evidente anche che forse non c’era un interesse sociale particolarmente rilevante a far conoscere gli affari di quelle tre persone. Ecco questa è una cosa a cui cerchiamo di dare grande attenzione.
Tra l’altro Radio Radicale cominciò a trasmettere dalle aule di tribunale nel 1983 con il processo del cosiddetto “7 aprile”, se non sbaglio ..
Sì certo! Ed era collegato ad un’iniziativa politica Radicale con la candidatura di Toni Negri.
Iniziativa infelice, forse, nei suoi esiti…
No, no, secondo me fu felicissima .. certo gli esiti furono infelici e non c’è nessun dubbio su quello … ma la candidatura era felicissima.
Il caso 7 aprile oggi viene dimenticato da tutti – e lo credo perché i personaggi erano quelli che erano – però è un caso davvero singolare. È un unicum dal punto di vista giudiziario; sono cambiati i capi d’imputazione nel corso di una detenzione preventiva durata qualcosa come 5 anni. Ci sono imputati che dopo 5 anni di detenzione sono stati condannati a 5 anni e 6 mesi. Nessuno mi leva dalla testa che se avessero fatto un anno di detenzione preventiva sarebbero stati assolti, probabilmente. Però è molto difficile dire ad uno che è stato dentro 5 anni: “guardi scusi ci siamo sbagliati, arrivederci e grazie”, anche perché quello ha scontato una pena.
L’altra cosa singolarissima di quel processo – che nessuno si ricorda più, ma è veramente una vergogna – è che viene spostato a Roma, dove non aveva alcun radicamento, sulla base di un capo d’imputazione che è l’insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Per quella fattispecie di reato, il Pubblico Ministero della Procura di Roma, al termine della requisitoria chiede l’assoluzione. Morale della favola, quella Procura che chiede l’assoluzione è la stessa che ha chiesto lo spostamento a Roma per quella fattispecie di reato! Non è ordinaria amministrazione.
Se poi vogliamo aggiungere un’altra finezza le condanne in primo grado vengono date sulla base delle deposizioni di un pentito che la difesa non ha mai potuto controinterrogare, perché in istruttoria e stato sentito solo dalla pubblica accusa e in dibattimento non si è presentato!
Vede che insomma c’erano delle caratteristiche peculiari in quel processo! Poi Toni Negri sarà anche antipatico ai più. Del resto anche Enzo Tortora lo era, eppure …
Oggi invece è d’attualità la condanna a 10 anni di carcere per Bruno Contrada, la cui vicenda processuale proprio Radio Radicale, e lei direttamente, ha seguito con grande attenzione. Ironia della sorte mentre mi appuntavo queste domande ero seduto ai giardini del lungarno fiorentino dedicati al giudice Caponnetto ed ho trovato una sua introduzione ad uno speciale giustizia dedicato proprio al caso Contrada ed alla testimonianza di Caponnetto ..
Sì, l’ho presente, è stata inserita sul sito dedicato a Bruno Contrada. L’episodio di quella deposizione del presidente Caponnetto è abbastanza imbarazzante. Con tutto il rispetto e la stima per il presidente Caponnetto, se un cittadino normale avesse fatto una deposizione del genere avrebbe avuto dei problemi ..
Posso chiederle un parere sulla vicenda e sulla sua conclusione?
Posso darle solo il mio parere. Gli esiti di quel processo sono stati segnati da un altro processo. Un processo ad un altro funzionario di polizia che lavorava con Bruno Contrada e che è stato condannato definitivamente. A quel punto non potevano che assommare le due posizioni … È una vicenda tristissima.
Se di RR e del suo stato di salute abbiamo detto, a questo punto vale la pena chiedere a lei come sta. Sveglia 5 giorni su 7 verso le 6:40 della mattina per preparare la rassegna stampa ..
Lei vuole scherzare! Io mi sveglio un’ora prima. Se mi sveglio alle 6:40 sono rovinato!
Ah! Quindi è il lavoro che inizia alle 6:40!
Sì … più o meno riesco a parcheggiare la macchina sotto la sede di RR verso le 6:40!
E adesso, per la preparazione ha anche un po’ d’aiuto.
Ci sono tre redattori che si danno il turno, sono i curatori del notiziario Aversa, Reanda e Marafioti, che danno un’occhiata sull’eco della stampa, attraverso un sistema su Internet , per trovare le citazioni sui Radicali.
Lei fa una delle rassegne stampa più seguite e apprezzate che va ora anche in video su Nessuno TV, oltre che sul web grazie a RadioRadicale.it.
Trova questo lavoro più “usurante” o più gratificante?!
Beh dai, “lavoro usurante” è una parola grossa, lasciamola a quelli che davvero fanno lavori usuranti. Gratificante lo è sicuramente, perché riscontro spesso che la rassegna è seguita non solo dall’ascoltatore tipo che m’immagino ascolti Radio radicale, ovvero quel target che la radio si dà: opinion maker, giornalisti, politici, amministratori. Ma anche da persone assolutamente al di fuori della politica, e che proprio perché fuori dalla politica ritengono Stampa e Regime uno strumento utile per capire cosa succede nella giornata. Questo sì è gratificante.
La stessa cosa vale per la conversazione con Marco Pannella?!
La conversazione con Pannella è un programma di culto! Ha un ascolto più ridotto, stando ai dati, però di fedelissimi e che spesso non sono Radicali! È questa la cosa singolare.
A parte che anche in quel caso il target è alto, ci sono degli ascoltatori insospettabili, dei quali NON farò i nomi, che seguono con attenzione la conversazione. Perché è il punto della settimana, fatto da Pannella, sugli avvenimenti politici: è la trasmissione di Pannella in fondo.
Adesso le farò alcune domande sulle quali la prego di correggermi se sbaglierò i riferimenti. Lei in gioventù ebbe a militare tra i Gruppi Comunisti Rivoluzionari (GCR) … giusto?
Sì come no!
.. e che erano la voce italiana del movimento trotskista e della IV Internazionale. Cosa ha conservato di quella giovanile passione per il compagno Lev Davidovic Bronštejn?
Beh, ma io per la verità avevo cominciato a militare prima .. dunque io sono di formazione comunista eretica, perché il PCI non m’aveva convinto nemmeno a 16 anni, quindi quando c’è stato il movimento studentesco io mi sono trovato bene .. ho frequentato il movimento, ho seguito tutto quello che è successo lì, frequentavo collettivi, poi insomma .. ad un certo punto ho avuto una svolta leninista ortodossa e mi sono messo con i compagni della IV Internazionale, ma è durata poco … È durata dal ’73 al ’78 … una cosa del genere, ma del movimento nel ’77 era già finito tutto.
Ho fatto qualche ricerca e tra le cose più curiose ho trovato un documento sulla XVII conferenza nazionale di GCR, del ’73 ..
No, nel 1973 io non c’ero ..
Novembre ’73 ..
Ah, novembre ’73 forse allora mi ero appena iscritto ..
.. a quanto ho avuto modo di leggere a quella conferenza si presentò una minoranza che si chiamava Tendenza Marxista Rivoluzionaria, guidata da Roberto Massari …
Lo so, lo so, è una balla di Massari, l’ho letto anch’io …
Quella cosa lì …
Sì ma guardi, io ricordo perfettamente tutta la storia. Dunque, Roberto Massari, degnissima persona e valoroso editore di libri che meritano pure, in alcuni casi, all’epoca era un militante rivoluzionario quasi a tempo pieno. Sociologo in origine, ma persona versatile … ha fatto anche il maestro di pianoforte .. insomma un tipo pieno d’iniziativa ..
Dunque lui aveva questa “tendenza marxista rivoluzionaria”, noi eravamo giovani e libertari e quindi davamo, insomma, una qualche attenzione anche a chi dissentiva, non eravamo molto ortodossi.
Tutto qui, però io non ho mai pensato di militare per la tendenza di Massari!
Sì, sì, però c’erano …
Sì lo so ho visto che mi hanno inserito ma non ….
Sì, ma guardi, c’erano in quella pagina, alcuni estratti del documento presentato a quella conferenza del ’73 …
Sì, ma non c’entro nulla! Non ne prendo le distanze perché ho paura di passare per un estremista! Le dico tranquillamente che io all’epoca ero più estremista di Massari! Ritenevo Massari dogmatico, sostanzialmente, troppo ingessato.
Tutto lì, ma sono dibattiti quasi esoterici se fatti oggi .. Cioè, lei capirà che il dibattito sull’Argentina, il peronismo e la fazione operaia del sindacato in quella situazione è formativo senz’altro, dal punto di vista della formazione generale, politicamente però lascia poco!
No, ma guardi era giusto lo spunto per offrirle una battuta ..
Eh …
In quel documento, della minoranza di GCR, si legge che ci si deve impegnare per: la battaglia per la costruzione di una tendenza sindacale antiburocratica, lo sviluppo del lavoro politico tra gli studenti, l’intervento a sostegno del movimento della donna e contro le istituzioni totali e infine la lotta per l’applicazione del “centralismo democratico” nell’Internazionale.
La battuta che volevo farle era: ma lei era già Radicale senza saperlo?!
Ahhh! Vogliamo parlare di questo! No, ma questo è verissimo. Ma adesso questo sarebbe un dibattito teorico rilevante; e poi non è che uno deve dare un senso alle scelte della sua vita, però è vero che nella tradizione del movimento operaio e comunista la corrente trotskista è quella più attenta al dato del … diritto è una parola grossa, però al dato delle regole sì.
Molti dibattiti delle varie componenti trotskiste, che non fanno che scindersi, rifondersi, fondare internazionali e quant’altro … con forme che a volte tracimano nella megalomania, dedicano attenzione al dato formale. Perché poi, in fondo, la stessa concezione di burocrazia ha una lettura originalissima in Trotzky. Un testo come “La rivoluzione tradita” è un testo importante, perché spiega non solo le degenerazioni del partito .. che forse erano insite nel concetto stesso del partito leninista, e qui è il limite di Trotzky … ma non c’è dubbio che la disamina più precisa della degenerazione burocratica del partito in Russia è quella di Trotzky, almeno per tutti gli anni ’30.
Prova ne sia che escono fuori, da quella scuola di formazione politica, sociologi americani che poi si occupano di temi che sono stati all’attualità. Burnham per esempio è uno che viene dalla IV Internazionale, tanto che quando poi ne uscì, Trotzky scrisse contro di lui il suo ultimo libro “In difesa del marxismo”, in cui accusa Burnham di avere compiuto deviazioni sociologiste. Beh .. Burnham è un sociologo che ancora viene citato!
Tornando al ’73 … più o meno in quel periodo, Pannella – lo ricordava anche nella sua ultima conversazione alla Radio (domenica 20 maggio) – scriveva la prefazione ad un libro di Valcarenghi …
Ma Valcarenghi non c’entra nulla col trotskismo …
No, no, no, il riferimento è a quel periodo, quello stesso periodo in cui Pannella scrive quella prefazione, che Pasolini definì un Manifesto del radicalismo …
Sì è molto bella quella prefazione.
Gliene riporto una citazione brevissima: “Amo speranze antiche come la donna e l’uomo; ideali politici vecchi quanto il secolo dei lumi, la rivoluzione borghese, i canti anarchici e il pensiero della Destra storica”. (- Bordin sorride -) Di lì ad un anno, nel ‘74, ci sarebbe stato il referendum sul divorzio.
Ebbene, come avvenne il suo primo incontro con Marco Pannella?
Guardi, il mio primo incontro con Pannella lo ricordo distintamente … ma non glielo diciamo, le affido uno scoop … Il mio incontro con Pannella, per quanto ricordi … può darsi che l’abbia visto anche prima, però onestamente se anche fosse è un ricordo che non si è impresso … però dunque, no …
È proprio quando c’è il referendum sul divorzio. C’è una grande festa a piazza Navona, dove va tutta l’estrema sinistra e c’andiamo anche noi. Ad un certo punto mi ricordo che, siccome c’era una campagna elettorale amministrativa e la piazza era effervescente, c’era uno striscione del Msi messo tra due alberi a piazza Venezia. Allora alcuni miei amici cominciarono a tirare giù quello striscione, con l’evidente intenzione di dargli fuoco.
Allora arrivò Pannella, piuttosto seccato, e disse a me, perché mi trovavo io lì, alla testa del manipolo di trotskisti locali, e mi disse: “Noo lasciate stare! La polizia non aspetta altro!”. E io feci il coatto e dissi: “E noi non aspettiamo altro che la polizia! E allora?!”
E quello fu il mio primo incontro con Pannella!
Poi ovviamente io sono cambiato e lui no! E questo va a suo onore.
Una scena bellissima!
Però poi quello striscione non lo bruciammo. Alla fine demmo retta a Pannella.
Ah sì?!
Come usa dire: “il buonsenso prevalse”. Perché dopo avere tenuto il punto con Pannella, parlai con i compagni e dissi: “non facciamoci riconoscere no! Vediamo se la cosa può filare liscia!”
Quindi il cambiamento era già in atto!
Ma non sono mai stato un estremista. Non troverà su di me cose di cui mi debba vergognare.
Non avevo alcun dubbio al riguardo
Roma, via Principe Amedeo, 23.5.2007