È stata il più profondo desiderio erotico della mia infanzia. Anche più della minore delle sorelle di Occhi di Gatto, anche più di una tettona mora del Benny Hill Show versione italiana, anche più di Sabrina di “È quasi magia Johnny” e di svariate altre eroine di carta, carne o silicone.
Sabrina Salerno non è stata per caso una delle muse di Manara.
Stiamo parlando di erotismo primottanta, che chiude definitivamente l’era delle bellezze da commedia sexy. Stiamo parlando di strabismo di Venere. Di ingenua malizia di provincia pre-yuppismo. Stiamo parlando di provaci, non so nemmeno chi sei, magari ci sto. Stiamo parlando della generosa incarnazione degli immortali versi di Viola Valentino che canta non mi credere irraggiungibile/Un po’ d’amore, un attimo/Un uomo semplice/Una parola, un gesto, una poesia/Mi basta per venir via.
Il punto è che sognavi, anche se eri un bambino, che lei e solo lei avrebbe potuto fare l’amore l’amore con te. E farlo con innocenza.
Ecco chi era Sabrina Salerno.
Una perversione candida come l’italica provincia. Come un primo pomeriggio estivo nel cortile assolato di una periferia di città semideserta. È ciò che aspettava di sognare l’italiano in canottiera, braghette, sedia di fili di plastica intrecciata e pensieri che ronzavano placidi fra le mosche del circolo. In attesa che Paolo Rossi si prendesse Madrid in quell’orgasmo collettivo che aprì al boom fluorescente dei nostri anni Ottanta.
Andatevi a rivedere l’episodio del film di Neri Parenti “Fratelli d’Italia” in cui lei fa la moglie di Gian Fabio Bosco (nel film il signor Sauli, arricchito imprenditore veneto) e il dipendente/intraprendente Jerry Calà scommette che riuscirà a portarsela a letto, incontrando non già una resistenza all’idea da parte di lei, ma solo l’ansia di essere scoperta dal marito geloso (ancorchè puttaniere). Un piccolo capolavoro che fa ciao ciao con la manina a qualsivoglia Sorrentino. Vertice estremo di una carriera che per me si chiude nel 1989.
La caduta del Muro e una nuova era.
Nei ’90 l’hanno uccisa. Ne hanno voluto fare un idolo proibito di cartongesso e tette ridotte. Una copia immiserita e fasulla di sè. O di Carol Alt. Altra icona degli anni ’80 che però aveva un appeal erotico pari a quello della Fiat Regata con gonnelline e spoiler posteriore.
L’hanno uccisa o pensavano d’averlo fatto. Perché non hanno ucciso il ricordo di quei sogni preadolescenziali di lei. Mezza nuda senza nemmeno rendersene conto. Che ti prende bambino e ti si dà con amore. Innocente e maliziosa come un demone materno.
Ti ho sempre amata Sabrina. Ed ora che sei tornata a farci sognare dai tuoi profili social ed ora che compi 50 anni: buon compleanno.
Sei simpaticissimo.
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